Dagli Etruschi ai Romani, passando dalla famiglia De’ Medici per arrivare ai giorni nostri. L’area di produzione del Carmignano DOCG (e del Chianti DOCG sul versante che guarda verso Firenze) vanta una lunghissima storia e tradizione sapientemente rinnovate dalla Tenuta di Artimino, nel cuore della Toscana. Con circa 80 ettari coltivati prevalentemente a Sangiovese ma anche a vitigni autoctoni e internazionali tra cui Trebbiano, Cabernet Sauvignon, Merlot, Malvasia e Syrah in una terra vocata da sempre alla viticoltura, la cantina miscela abilmente viticoltura responsabile e avanzate tecnologie. La produzione è quella tradizionale della zona, quindi Carmignano DOCG anche nelle versioni Riserva, Barco Reale DOC, Barco Reale Rosato DOC e Vin Santo di Carmignano, ottenuto da uve lasciate ad appassire su graticci e a riposare per molti anni in caratelli. E se i vini più strutturati, come il Carmignano e il Carmignano Riserva, vengono affinati in legno sia in botti grandi sia in barrique per permettere al potenziale aromatico di esprimersi al meglio, i vini più giovani quali il bianco e il rosato risultano invece freschi e di pronta beva. Una produzione che si contraddistingue nel suo complesso per piacevolezza, carattere e finezza di profumi e che racconta il proprio territorio di origine grazie anche alla collaborazione tra la Tenuta di Artimino e l’enologo Filippo Paoletti, celebre quanto fine intenditore di Sangiovese. La Tenuta presenterà a Vinitaly la bottiglia celebrativa dedicata al trecentenario del bando con cui il Granduca Cosimo III de’ Medici istituì i confini delle zone entro le quali potevano essere prodotti i vini delle quattro Regioni Chianti, Pomino, Carmignano e Val d’Arno di Sopra, dando vita di fatto al primo concetto al mondo di Denominazione e di disciplinare di produzione (24 settembre 1716). La bottiglia, realizzata in collaborazione con l’artista di fama internazionale Wessel Huisman, è stata realizzata in soli 1716 esemplari.