Le Olimpiadi sono finite, il Brasile no. Non pensiate che quindici giorni a Rio de Janeiro vi spieghino tutto di un Paese grande come un continente, ma sappiate che comunque troverete di tutto, dal lusso più sfrenato alla povertà più assoluta. Rio è pericolosa? Certo. Ma non più di altre città pericolose del mondo. Per intenderci: alcune favelas di Rio sono mortali quanto alcuni vicoli oscuri che potete trovare in Europa, in Italia perfino. Bisogna sapersi adattare e comportare. Detto questo, ecco due o tre cose che (adesso) so di Rio.
– A Rio i biscotti sono un mistero. Non li sanno fare, eppure li vendono al supermercato. Oppure li vendono in spiaggia gli ambulanti, ma non sono mai quelli che sembrano. Sono piccoli e spesso poco saporiti. Ma comunque piccoli, chissà cosa direbbe Banderas. E la sua gallina.
– Sempre al supermarket occhio ai crackers: ce ne sono di tutti i tipi, ma soprattutto è facile confondersi e prendere quelli con la crema dentro. Un condensato di panna che li rende orribili.
– Gli abitanti di Rio viaggiano sempre come fosse estate, anche in inverno. Anche perché l’inverno è molto estivo. Non c’è giacca, non c’è cravatta. Hawaianas sono per tutti.
– La gravità di Rio è diversa, non si spiegherebbe sennò lo strano fenomeno che porta il lato B delle ragazze sinuosamente verso il basso. Per poi tornare perfettamente a posto quando si stendono sulla sabbia.
– I brasiliani quando parlano cantano. E quando cantano ti incantano.
– Cambia spesso il tempo e non sai perché. Ma torna sempre il sole.
– Le bacche di Açaì fanno diventare i succhi un Paradiso. Qualsiasi cosa siano.
– Mangiare al ristorante è una lotteria: cerchi un hamburger e ti ritrovi un panino senza senso. Cerchi una Churrascaria e ti ritrovi nell’Eden della carne.
E comunque, dopo 15 giorni di Olimpiadi, non credete a ciò che sicuramente leggerete: è vero, qui si dice che appena finiti i Giochi arresteranno Lula e Dilma e sarà di nuovo il caos. Ma se aveste visto gli occhi felici dei volontari avreste letto “Ce l’abbiamo fatta”. E vuol dire che l’Olimpiade è finita, ma il Brasile no.