Un insieme di paesaggi e siti unici, portatori di storia, cultura e savoir-faire, di cui i 21 rappresentanti degli Stati appartenenti alla Convenzione Unesco per il patrimonio mondiale ha riconosciuto all’unanimità il Valore Universale Eccezionale. Così i Coteaux, Maisons et Caves de Champagne, presentati alla candidatura come i luoghi di nascita, di produzione e di diffusione globale dello Champagne, dallo scorso luglio sono stati iscritti nella Lista del patrimonio mondiale nella categoria “Paesaggio organicamente evoluto”. Un patrimonio che nel cuore della zona di produzione include i Coteaux tra Hautvillers e Aÿ, tra i più antichi per tradizione viticola e i più emblematici tra i vigneti della Champagne; i complessi architettonici e urbani delle Maison de Champagne sulla collina di Saint-Nicaise di Reims e sull’Avenue de Champagne a Epernay; e il complesso di cantine e crayères scavate nel gesso di questi luoghi, che sono le più estese della regione. Perché i Coteaux, Maisons et Caves de Champagne non sono un paesaggio viticolo qualunque ma la testimonianza dell’ascesa, a partire dal XVIII secolo, di una tecnica di produzione, lavorazione e commercializzazione originale tuttora attiva, che ha profondamente trasformato il territorio, i paesaggi rurali e urbani, dando origine al vino di Champagne: un prodotto conosciuto in tutto il mondo, simbolo di festa e convivialità. E grande festa ed euforia per l’inclusione del Patrimonio mondiale dell’Umanità c’è stata anche a Milano lo scorso ottobre in occasione della Giornata Champagne 2015, la degustazione ufficiale del Comité Champagne – ente che riunisce tutti i viticoltori e tutte le Maison della denominazione – con la presentazione di 120 cuvée da parte di 43 marchi. Anche perché la vendemmia 2015, iniziata in un clima ancora estivo il 29 agosto nei vigneti più precosi e terminata il 28 settembre con un clima fresco e piovoso, ha mostrato un eccellente stato delle uve, con parametri equilibrati che rappresentano la migliore premessa per le future cuvée e probabilmente anche un gran millesimo. Ma se all’inizio furono i monaci a coltivare i vigneti per produrre il vino sacro per la celebrazione della messa, in seguito una fortuita combinazione di eventi ha assicurato allo Champagne un posto nella storia. Il vescovo di Reims, Saint Rémi, residente in una villa cinta da vigne presso l’attuale Epernay, convertì infatti al Cristianesimo il re dei Franchi Clodoveo, battezzato la notte di Natale del 496 proprio con lo Champagne nella regione della Champagne. È così che a Reims, nel cuore della regione, tra l’898 e il 1825 tutti i Re di Francia sono stati incoronati, con conseguente scorrimento a fiumi di Champagne nel corso dei festeggiamenti. Un nettare immerso nella storia insomma, che ha accresciuto la propria notorietà ed è sempre stato più apprezzato a livello internazionale a partire dal XII secolo. Un vino famoso in tutto il mondo il cui terroir, con la sua posizione a nord, il clima aspro, un terreno peculiare e i vigneti collinari, è unico nel suo genere e originale come la produzione che ne scaturisce. La sua effervescenza, quel tocco di magia che ne rappresenta il segno distintivo e lo rende unico, attraversa i secoli senza temere concorrenti perché, come diceva Marlene Dietrich, “le bollicine di Champagne danno l’impressione che sia sempre domenica e che i giorni migliori siano vicini”.