Di Elena Barassi
Isabella Collalto de Croy, per tutti la Principessa della Valdobbiadene, dirige con passione l’azienda agricola e la cantina Collalto, seguendo le orme del padre Principe Manfredo Collalto. Il suo vino preferito? Il Rosé , in onore della figlia Violetta
Principessa Isabella Collalto de Croÿ quella per il vino è una passione oppure è qualcosa che si è trovata a dover gestire
Diciamo che è una passione che mi sono trovata a gestire. Come erede di mio padre ho raccolto con entusiasmo il testimone dei Collalto, che hanno una storia millenaria di legame con il vino.
La sua famiglia vanta un albero genealogico impressionante. Come vive il suo doppio ruolo di principessa ed imprenditrice
Appartenere a una famiglia con secoli di storia significa soprattutto avere delle responsabilità, verso chi ci ha preceduto e nei confronti di chi verrà dopo. I Collalto sono da sempre imprenditori agricoli. Ora è il mio turno: i ruoli di membro della famiglia e di imprenditore non si possono disgiungere, sono un ruolo unico, che va interpretato, appunto, con il maggior senso di responsabilità possibile.
Quali sono i valori e le tradizioni che si è portata in eredità da suo padre
Mio padre mi ha trasmesso valori essenziali quali l’impegno nel lavoro e il rispetto del territorio che ci accoglie. Mi ha insegnato a perseguire sempre il miglioramento della qualità dei nostri prodotti e a profondere la massima energia nella ricerca e nell’innovazione dell’azienda.
C’è un vino in particolare a cui è profondamente legata?
Nonostante tra le nostre referenze vi siano vini “nobili”, anche particolarmente apprezzati, mi piace rispondere: il Rosè. Un vino che ho visto nascere, a cui ho dato il nome di mia figlia Violette e che ci sta dando grandi soddisfazioni, ottenendo numerosi riconoscimenti a livello internazionale.
Le colline Conegliano Valdobbiadene sono in corsa per diventare Patrimonio dell’Unesco. Quale è il suo parere in merito?
Favorevolissima a un riconoscimento del genere per il nostro territorio. Fermo restando che nessuno pensi di farne un museo! Dobbiamo infatti restare, pur con tutte le garanzie e le tutele per questa meraviglia della natura, profondamente calati nella realtà economica di questa regione: il vino è infatti terra, frutto, agricoltura, ma anche lavoro, industria, commercio e finanza, fonte quindi di benessere per tutti.